La crisi della Sanac di Vado Ligure senza una via d’uscita

La crisi della Sanac di Vado Ligure senza una via d’uscita

La mancanza di risposte da parte del Ministero delle Imprese sta facendo salire la tensione fra i lavoratori della Sanac. Dopo il fallimento di quello dello scorso 6 dicembre, sindacati e rsu hanno chiesto più volte un nuovo incontro con i vertici del dicastero retto da Adolfo Urso, senza però ottenere riscontro: «La crisi è andata sempre peggiorando in quasi dieci anni. Oggi la situazione è totalmente fuori controllo».
La crisi dell’azienda, che produce refrattari per l’industria siderurgica, è iniziata come diretta conseguenza dei problemi dell’Ilva. Pur essendo un fornitore direttamente collegato alle acciaierie che appartenevano al gruppo Riva, che costituiva il principale cliente, l’azienda con impianti a Vado, Gattinara, Massa e Grogastu, per un totale di 400 dipendenti, era stata “sganciata” dal procedimento di vendita dell’Ilva ad ArcelorMittal. Quindi venne posta in amministrazione controllata nel 2015. Il gruppo franco-indiano aveva manifestato interesse all’acquisto, salvo poi defilarsi. Anzi, ArcelorMittal ha ottenuto
l’ingresso di Invitalia, quindi dell’allora Mise, costituendo Acciaierie d’Italia. Poi sono emersi i contrasti, dopo che i commissari di Sanac avevano chiesto il pagamento delle fatture arretrate.