Loano, in biblioteca “La storia di una promessa” dell’associazione “Imbriani non mollare”

Loano, in biblioteca “La storia di una promessa” dell’associazione “Imbriani non mollare”

Si intitola “La storia di una promessa” l’iniziativa in programma martedì 28 febbraio alle 17.30 presso la biblioteca civica “Antonio Arecco” di Palazzo Kursaal a Loano e promossa dall’associazione “Imbriani non mollare” con il patrocinio dell’assessorato a turismo, cultura e sport del Comune di Loano.

Prima giocatore (nel ruolo di centrocampista) e poi allenatore, Carmelo Imbriani ha militato in diverse squadre: Napoli, Pistoiese, Casarano, Genova, Cosenza, Sporting Benevento, Salernitana, Foggia, Catanzaro, Benevento. Dopo il ritiro, avvenuto a 33 anni, decise di intraprendere la carriera di allenatore. La sua carriera di tecnico iniziò nel 2009 con gli Allievi Nazionali del Benevento. Il 29 novembre 2011, a seguito dell’esonero di Simonelli, assunse la guida della prima squadra beneventana ma lascia l’incarico durante il ritiro estivo del 2012 per il sopraggiungere di problemi di salute. A ottobre 2012 rivelò ad un quotidiano di aver dovuto praticare sedute di chemioterapia a causa di vari linfomi, causati dalla malattia di Hodgkin. Il 28 ottobre 2012 cominciò una gara di solidarietà tra tifosi e calciatori. Tutti in campo con con lo stesso messaggio “Imbriani Non Mollare”. Persino le tifoserie da sempre rivali non si tirano indietro mettendo l’uomo prima del calciatore. Il 15 febbraio 2013 Carmelo Imbriani lascia la moglie Valeria, la figlia Sofia di 2 anni e il piccolo Fernando arrivato soltanto da 4 mesi.

Subito dopo, il fratello Gianpaolo dà vita al progetto “Imbriani non mollare”, che nasce con lo scopo di diffondere i valori di lealtà sportiva e di antirazzismo che hanno contraddistinto la figura del calciatore Carmelo Imbriani. L’immagine della sua esultanza, divenuta il simbolo di questi valori, fa da testimone in eventi, attività benefiche e incontri nelle scuole.

“Mio fratello sognava un calcio diverso, aveva un’idea di sport che ha fatto fatica a trovare nel mondo del calcio e, probabilmente, la cosa che lo ha più riempito di orgoglio nella sua carriera è stata quando, dall’ ospedale, ha letto su un giornale che tifoserie avversarie si erano unite nello stesso messaggio per lui: ‘Imbriani Non Mollare’. Carmelo non giocava a calcio come Maradona né, tanto meno è diventato un personaggio mediatico al di fuori del rettangolo di gioco, eppure in tantissimi lo hanno sostenuto in campo e sugli spalti con maglie e striscioni; da Napoli a Torino, da Benevento ad Avellino, passando anche per i campetti di periferie delle isole. Gesti che hanno dimostrato come, un uomo può lasciare un segno importante anche senza segnare il goal dell’ultimo minuto alla finale di un mondiale. Come il sogno di tanti bambini. Non mi illudo certo di poter cambiare il mondo dello sport, ma se riuscissi a trasmettere ai bambini che si avvicinano per la prima volta ad una qualsiasi disciplina i valori che Carmelo ha lasciato in questa storia magari, tra 10 o 20 anni, la mia famiglia avrà la grande soddisfazione di sapere che alcuni di loro sono cresciuti con gli insegnamenti trasmessi da Carmelo Imbriani. Allo stesso modo, Sofia e Fernando, erediterebbero (in una ideale ricongiunzione) l’educazione che Carmelo non è riuscito a trasmettergli. Ho estrapolato da una sua foto, dopo un goal, un’immagine senza colori ne bandiere perchè credo che anche solo un’immagine e una storia ben raccontata, possano arricchire la formazione di un bambino, perchè credo che per educare i più piccoli c’è bisogno dell’aiuto dei grandi”.

“La storia di una promessa” è il volume che racconta l’impegno di Gianpaolo per far conoscere a tutto il mondo i valori sportivi e umani di cui era portatore suo fratello: “Il sogno è quello di girare il mondo guidando un furgoncino che mostri con orgoglio l’immagine di Carmelo insieme a quello di una famosa opera di Keith Haring. Ho dedicato gli ultimi anni a viaggiare e a raccontare la storia di mio fratello, in primis alle scuole. Sogno di vedere realizzati cinque campi di calcio in altrettanti continenti”.