“Guerra e Pace”, a Imperia incontro con Corrado Bologna

“Guerra e Pace”, a Imperia incontro con Corrado Bologna

Lunedì 12 dicembre alle ore 18.15 nella Sala Biblioteca delle Suore Clarisse in Via Santa Chiara 3, Imperia, il Professor Corrado Bologna, filologo, docente alla Scuola Normale di Pisa, presenta “Guerra e Pace”.

L’incontro organizzato dal Coordinamento di Libera Imperia in collaborazione con numerose associazioni del territorio, è il secondo del ciclo “Se vuoi la pace, prepara la pace”.

Così il relatore sintetizza il tema dell’incontro:

“I poeti non cantano la guerra (salvo nei casi nefasti di epica nazionalistica), se non come furia e dolore, male e morte.

Sullo sfondo della poesia sulla guerra c’è sempre la speranza, l’attesa della pace, il desiderio di contribuire a farla nascere: “Oh la piagata / primavera è pur festa se raggela / in morte questa morte” (E. Montale, La primavera hitleriana).

Nei momenti estremi della vita, quando fra la vita e la morte un soffio tiene aperta la faglia, la poesia dichiara con parole aspre e crude l’attaccamento quasi animalesco alla vita, la dimensione della sopravvivenza: “Un’intera nottata / buttato vicino / a un compagno massacrato / con la sua bocca / digrignata / volta al plenilunio / con la congestione / delle sue mani /nel mio silenzio / ho scritto / lettere piene d’amore / Non sono mai / stato / tanto / attaccato alla vita” (Giuseppe Ungaretti, Veglia, Monte S. Michele, Cima Quattro, 23 dicembre 1915).

Di fronte all’orrore irrazionale e disumano della guerra la poesia ha sempre dato voce all’affratellamento, alla creaturale condivisione del fragile destino umano (G. Ungaretti, Sono una creaturaFratelli).

E poi, la guerra mette in discussione le certezze solide e incrollabili, che i nazionalismi e i sovranismi in ogni tempo impongono. Non ci si pensa mai, ma il “punto di vista” da cui si guarda la realtà ne cambia la “narrazione”, come si usa dire, ossia la “visione del mondo” che si traduce in maniera di pensare, in modo di giudicare ciò che avviene. Eppure, se per un momento proviamo a dar forma a una “narrazione dalla parte dei vinti”, e non più “dalla parte dei vincitori”, tutto si rovescia. Come ogni “stato estremo della vita”, la guerra impone alla letteratura di aiutare a formare nuove visioni del mondo, nel segno della pace. Allora saremo tutti vincitori, saremo tutti vinti, affratellati da un destino che lega la vita e la morte e nei confronti del quale siamo chiamati a costruire insieme delle barriere, delle finestre, dei ponti.”