“Cuore di lupo”, un thriller ambientalista tra misteri e attivismo a difesa della natura
Limone Piemonte è un piccolo comune in provincia di Cuneo: meta sciistica e naturalistica con meno di millecinquecento abitanti, sembra essere un paradiso di serenità nel quale non possa accadere mai nulla di male. I due etologi Arianna e Edoardo non potrebbero immaginare uno scenario migliore per condurre il proprio lavoro: da qualche tempo sono infatti incaricati di monitorare un cucciolo di lupo ferito in un incidente d’auto, al quale hanno dato il nome di Broncio per via della sua espressione triste e spaurita. Tuttavia, quel Paradiso terrestre incastonato tra le montagne è in pericolo, a causa di certe trame sotterranee che rischiano di distruggerlo e soffocarlo sotto una colata di cemento. Come se non bastasse, la morte improvvisa del sindaco è causa di tanta confusione e sgomento, al punto che qualcuno potrebbe approfittarne per portare a termine i propri loschi affari. L’unica certezza per gli amanti di quella terra incontaminata è non darsi per vinti: la natura dovrà essere protetta a qualsiasi costo.
Un thriller ambientalista, così viene definito l’ultimo romanzo di Raffaella Verga pubblicato con il Gruppo Albatros il Filo, dal titolo “Cuore di lupo”, per via dell’attenzione che dedica in ciascuna delle sue pagine ai temi del rispetto dell’ambiente, al quale lei stessa è profondamente legata. È un argomento che sceglie di trattare senza mezzi termini, evidenziando tutte le brutture di chi, avendo a cuore nient’altro se non il profitto, è disposto a distorcere la verità a proprio vantaggio, pur di raggiungere i propri biechi obiettivi. Attraverso una trama coinvolgente e un linguaggio schietto e senza mezzi termini, l’autrice sceglie di scardinare i pregiudizi di chi vede annidarsi nella natura soltanto una fonte di profitto o di pericolo, rovesciando i ruoli ed eleggendo a protagonisti proprio i lupi: “Se continuiamo a tenere conto soltanto delle nostre categorie mentali, le quali ci convincono che i lupi uccidano, che aggrediscano o siano cattivi non riusciremo mai a riconoscerne la bellezza” afferma l’autrice ai microfoni di #Librindiretta, la trasmissione in diretta streaming in onda su ConoscereTV “Ho sentito spesso tanti cacciatori parlare di quanto amino i propri cani, subito dopo aver ucciso un cerbiatto: per me in queste affermazioni c’è una terribile distonia. Credo che questo atteggiamento sia originato dal nostro bisogno come esseri umani di individuare un nemico, di opporre una distinzione tra “noi” e “loro”, ma sono dell’idea che sia arrivato il momento di evolverci e trovare una nuova forma di guardare l’altro, anche e soprattutto gli animali: il lupo ha bisogno di affetto esattamente come un cane, un gatto o qualsiasi altro animale domestico”.
Il centro nevralgico dell’opera ruota principalmente attorno alla controversa avidità degli speculatori edilizi, concentrata in questo caso nel personaggio di uno spietato imprenditore che cerca in ogni modo – attraverso mezzi leciti o meno leciti – di ottenere il via libera per radere al suolo ampie aree boschive e costruirci i suoi palazzi. Se fino a quel momento, tuttavia, il sindaco si era opposto strenuamente al malaffare che imperversava nel palazzo comunale, con la sua morte improvvisa tutto sembra prendere una piega differente: il vicesindaco è infatti colluso e potrà autorizzare tutti i suoi progetti più scelerati. La speculazione edilizia è stata e continua a essere, in Italia, una ferita particolarmente dolorosa e che non ha mai realmente smesso di sanguinare dopo il boom degli anni Sessanta. L’autrice accende un riflettore su questo argomento perché non venga dimenticato o messo in secondo piano da parte dell’opinione pubblica, scegliendo inoltre di soffermarsi anche su altri temi caldi, quali la connivenza con la malavita per lo smaltimento fuori norma di rifiuti tossici. Tale fenomeno, oltre a danneggiare in maniera irreparabile l’ambiente, rischia di diventare veicolo di malattie e disagi per gli ambienti naturali, per gli animali che abitano le zone ormai contaminate, e soprattutto per gli esseri umani. “Ho voluto inserire una componente di denuncia nel mio romanzo” continua Raffaella Verga nel corso dell’intervista “perché non possiamo aspettarci di inquinare la nostra terra senza pagarne le conseguenze. I risultati probabilmente si vedranno dopo diversi anni, ma bisogna avere la coscienza di pensare ai propri figli e nipoti, allargando lo sguardo”.
A scuotere ulteriormente i ritmi del piccolo paese sarà anche un altro avvenimento drammatico che desterà persino l’attenzione della stampa: il presunto attacco a un gruppo di turisti per il quale la colpa è stata imputata proprio a un lupo. Questo ulteriore avvenimento – a prescindere da quelli che saranno gli sviluppi successivi, che lasciamo scoprire alla curiosità del lettore – mette in luce la necessità di acquisire maggiore conoscenza e consapevolezza della natura e delle sue regole, le quali rischiano di stare strette a chi, abituato ai ritmi della città, crede di poter avere sempre tutto sotto controllo. È infatti fondamentale, soprattutto se non si ha esperienza nel trekking o nell’esplorazione delle aree naturali, non avventurarsi in luoghi sconosciuti senza una guida o gli strumenti adeguati per fronteggiare eventuali rischi. Nel caso in cui tuttavia ci si trovasse di fronte a una situazione imprevedibile la prima regola è mantenere la calma: nessun animale attacca senza un buon motivo, a meno che non senta di essere in pericolo. A sottolineare ulteriormente l’importanza della collaborazione dell’uomo con gli animali, sarà proprio il lupacchiotto Broncio il deus ex machina che farà venire a galla certe verità che erano state precedentemente insabbiate.
Altra importante fonte di riflessione del romanzo è la psicologia dei personaggi, abilmente strutturati dall’autrice grazie alla sua formazione accademica e professionale come psicologa e coach: il suo sguardo attento e curioso permette di scrutare in ciascuno di essi dall’interno e mostrarne – in un gioco di rappresentazione esterna del loro mondo interiore – gli elementi caratteriali nell’aspetto o nel nome, rendendolo talvolta parlante. Molto interessante, inoltre, il lavoro di mimesi che Verga mette in atto nel momento in cui si trova a dover dar voce al pensiero personaggi negativi, mostrando tutta la spietata pochezza del loro punto di vista: con questo espediente, riesce a sensibilizzare in maniera ancora più efficace il lettore sui temi dell’ambiente, attraverso un intrigante esperimento di psicologia inversa. Tra i personaggi che invece desiderano far emergere la verità non soltanto sui traffici speculativi, ma anche sulle questioni legate alla morte del sindaco e al presunto attacco del lupo, si intesserà un’alleanza capace di prescindere dalle differenze oggettive che intercorrono tra i personaggi – per via dei diversi ruoli che ricoprono o per i loro caratteri agli antipodi – e allo stesso tempo di farli crescere e acquisire nuove consapevolezze. Oltre ai due giovani etologi, infatti, il lettore avrà l’opportunità di conoscere da vicino anche l’esperta guida alpina Fabrizio Perger e l’assessore all’ambiente Angela Franchini, i quali porteranno in campo un’umanità al tempo stesso fragile ed esemplare, determinata a perseguire il bene ad ogni costo.
Con Cuore di Lupo, Raffaella Verga conferma un’abilità creativa schietta, intrigante e coinvolgente, che attraverso la sua ironica ruvidezza riesce a portare le vicende di fantasia narrate sul piano del vero. L’intreccio dei diversi piani di mistero tiene il lettore legato alla pagina senza possibilità di replica, lasciando, oltre la parola “fine”, l’augurio e la speranza di aver contribuito a responsabilizzare sui sempre più importanti temi della cura dell’ambiente naturale: la natura, che è la casa di tutti, non ha un prezzo e non esiste nulla con la quale possa essere barattata.