Riavvistata “Atlante”, la balena a cui manca complessivamente circa un terzo della coda

Riavvistata “Atlante”, la balena a cui manca complessivamente circa un terzo della coda

Per biologi e partecipanti a bordo della barca da ricerca “Pelagos”, impegnata nelle spedizioni di ricerca dell’Istituto Tethys nel mar Ligure, il capodoglio avvistato il 20 luglio e poi nuovamente il 23, è stato inconfondibile. La coda del cetaceo ha infatti il bordo vistosamente frastagliato, quasi come un pettine. Si tratta di un individuo chiamato “Atlante”, a cui manca complessivamente circa un terzo della coda.

Nei cetacei (balene e delfini), la coda è organo di propulsione; nei capodogli, emerge tipicamente sopra la superficie al momento dell’immersione, permettendo ai ricercatori di distinguere gli individui.

«Difficile non pensare subito all’elica di un’imbarcazione come causa delle impressionanti cicatrici di Atlante – spiega Maddalena Jahoda, ricercatrice e divulgatrice scientifica di Tethys- Oltre alle collisioni con le grandi navi, già un problema drammatico, oggi preoccupano anche le barche a motore da diporto, che in Mediterraneo stanno avendo una enorme crescita».

I capodogli (Physeter macrocephalus) costituiscono una presenza regolare nei nostri mari, e sono una specie iconica anche del Santuario Pelagos, la grande area marina protetta transnazionale istituita proprio per la tutela dei cetacei. In Mediterraneo ne vivono probabilmente meno di 2500 individui maturi, e la popolazione è in diminuzione, classificata a rischio di estinzione nella Lista Rossa della IUCN (International Union for the Conservation of Nature).

«Vedere dal vivo l’impatto di una collisione su questo animale trasmette immediatamente la gravità del problema» dice Mario Gabualdi, ricercatore dell’Istituto Tethys responsabile della raccolta dati nell’ambito del progetto Cetacean Sanctuary Research (CSR) al momento dell’avvistamento.

«Le collisioni tra cetacei e imbarcazioni, compresi i motoscafi da diporto, possono uccidere degli animali, ma anche solo lasciarli con gravi danni che possono compromettere le loro funzioni essenziali come la capacità di alimentarsi rappresentando di fatto una seria minaccia alla sopravvivenza della popolazione», dice Caterina Lanfredi vicedirettore del progetto CSR.

Per fortuna Atlante sembra relativamente in buona salute. Attraverso l’idrofono, un microfono subacqueo in uso per la ricerca, i biologi di Tethys hanno potuto scoprire di più su di lui: dalle sue vocalizzazioni si è potuto evincere che si stava alimentando e anche che era in contatto acustico con altri capodogli presenti nell’area.

Atlante era stato avvistato per la prima volta nell’ottobre 2021, e così chiamato, dai ricercatori di Menkab- il Respiro del Mare, che ne avevano stimato all’epoca la lunghezza in circa 8 metri; negli anni successivi è stato rivisto con una certa regolarità sia nel Santuario Pelagos che nelle acque di Ischia.

«Le cicatrici sulla sua coda potrebbero essere provocate non necessariamente dall’elica di una grande nave, ma da quella di un’imbarcazione di dimensioni minori. La sua particolarità è che si lascia avvicinare dalle barche senza dare segni di insofferenza e questo lo rende ancora più vulnerabile», dice Roberto Raineri comandante dell’imbarcazione “Pelagos”.

Purtroppo Atlante non è un caso isolato: solo nel giugno scorso, l’Istituto Tethys ha avvistato anche Propeller, una balenottera comune, (Balaenoptera physalus, l’altra specie di grande cetaceo dei nostri mari), conosciuta fin dal 1998. Il nome dice tutto: l’animale ha una inconfondibile profonda cicatrice sul dorso, che fa subito pensare a un’elica.

In estate il rischio di collisioni è ancora più elevato, con l’aumento, da una parte, delle imbarcazioni, e dall’altra della presenza di grandi cetacei, che vengono a mangiare proprio in questa stagione, in particolare nel Santuario Pelagos. «Spesso vediamo barche che si avvicinano troppo agli animali, a velocità elevata, passando in mezzo ai gruppi e separando tra loro gli individui, senza rendersi conto che oltre a disturbarli rischiano di ferirli gravemente; peraltro un comportamento spesso osservato anche nei video sui social», dice Sabina Airoldi, direttore del progetto Csr.

Per informare i diportisti su come comportarsi in caso di avvistamento di balene o delfini, Tethys, Guardia Costiera e Fai – Fondo Ambiente Italiano, hanno divulgato qualche anno fa in tutti i porti italiani il codice di condotta da seguire in presenza di cetacei, sempre scaricabile anche da https://www.cetaceifaiattenzione.it/come-avvicinare-i-cetacei/ con l’obiettivo di far sì che incontrare cetacei nei nostri mari sia una bella esperienza senza rappresentare una minaccia per gli animali.