La Galleria Raffaella Cortese ospita ad Albisola un’opera di Mirosław Bałka

La Galleria Raffaella Cortese ospita ad Albisola un’opera di Mirosław Bałka

Lo spazio di via c. colombo 54 ad Albisola alla presentazione dell’opera storica 2x(30x15x8), 193x60x30, ø6×21 (1993) di Mirosław Bałka, appartenente alla serie dei primi anni ’90 My body cannot do everything I ask for. Una scultura, un’esplorazione profonda dei limiti umani: in questo ciclo di lavori, l’artista indaga la fragilità del corpo, sia fisica che psicologica, e la sua intima connessione con la materia, la memoria e l’identità, intrecciando il rapporto tra silenzio, vuoto, presenza e assenza. La scultura evocativa si sviluppa nell’ambiente in tre sezioni distinte, ciascuna incarnando una presenza fisica e una risonanza simbolica. Inizia con una soglia, uno spazio liminale che segna un confine—sia tangibile che concettuale—e ci invita a entrare nella narrazione dell’opera.

Segue una struttura simile a un letto, che accoglie due invisibili raggi di luce, simbolicamente allineati come fosse una colonna vertebrale, avvolta sotto una coperta d’acciaio, in bilico tra protezione e occultamento.
Infine, un contenitore, che richiama l’ombra di un fiore o un’urna. Evoca un senso di finalità, come “l’ultima data alla fine di una frase.” Questo elemento diventa una metafora della chiusura, dei resti di un viaggio o delle tracce di un’esistenza.

BIOGRAFIA
Miroslaw Balka è nato nel 1958 a Varsavia, Polonia. Attualmente vive e lavora a Otwock, Polonia e Oliva, Spagna.
I lavori di Balka, che comprendono installazioni, sculture e video, hanno un’essenziale e poetica qualità
che è sottolineata dal posizionamento attento e minimalista degli oggetti negli spazi e dalle distanze tra gli oggetti stessi. Spesso l’artista utilizza il suo stesso corpo come modello di riferimento ed è per questo che la maggior parte dei suoi lavori incorporano elementi personali o autoreferenziali come cenere, feltro, sale, capelli o sapone. Il lavoro di Balka si occupa di memorie personali e collettive, con particolare riferimento alla sua educazione cattolica e alla storia frammentata della Polonia, suo paese natale. Attraverso questa indagine sulla memoria collettiva del proprio paese, Balka indaga come i traumi soggettivi si tramutano in storie collettive e vice versa. I materiali utilizzati sono semplici, come oggetti di tutti i giorni, spesso carichi di energia, rituali e memorie nascoste.