Grande partecipazione ad Albenga per la presentazione del Vocabolario del dialetto di Albenga, curato dal giornalista ingauno Vincenzo Bolia 

Grande partecipazione ad Albenga per la presentazione del Vocabolario del dialetto di Albenga, curato dal giornalista ingauno Vincenzo Bolia 

Grande partecipazione ad Albenga per la presentazione del Vocabolario del dialetto di Albenga, curato dal giornalista ingauno Vincenzo Bolia e pubblicato da Philobiblon Edizioni. L’incontro si è svolto nell’ambito della XXVI edizione della rassegna Incontri con gli autori, promossa dalla Libreria San Michele di Barbara Baschieri e Marco Goldberg, e ha richiamato un pubblico attento e numeroso, insieme ad autorità civili, rappresentanti del mondo culturale e studiosi della lingua ligure.

«Ogni parola dialettale racchiude mondi, modi di vivere e di pensare. Questo vocabolario non è soltanto una raccolta di termini, ma una memoria viva che unisce la comunità e invita i giovani a riscoprire le proprie radici». Con queste parole il sindaco di Albenga Riccardo Tomatis ha aperto la presentazione dell’opera, sottolineando il valore identitario del lavoro di Bolia, da anni impegnato nella tutela e valorizzazione della parlata albenganese.

Tra le varie proposte editoriali, nel febbraio 2023 è stata scelta la Philobiblon Edizioni di Ventimiglia, casa editrice “di nicchia” specializzata in opere di dialettologia, storia della lingua e vocabolari del Ponente ligure. Per i suoi tipi hanno pubblicato importanti studiosi, tra cui il compianto professor Fiorenzo Toso dell’Università di Sassari, insigne linguista e dialettologo genovese scomparso nel 2022.

Il dibattito, condotto dal giornalista Claudio Almanzi, ha visto gli interventi del presidente della Fondazione Oddi Roberto Pirino, del presidente della Vecchia Albenga Giuseppe Rossi, del professor Franco Bampi, presidente dell’associazione genovese A Compagna e autore della prefazione del volume, e del presidente della Consulta Ligure Giorgio Oddone.

Nel suo intervento, Roberto Pirino ha espresso soddisfazione per la grande partecipazione di pubblico, segno dell’interesse verso la parlata dialettale: «La Fondazione Oddi sostiene da sempre iniziative che salvaguardano la storia e la cultura locale, e questo vocabolario ne è un esempio concreto».

Anche Giuseppe Rossi, a nome della Vecchia Albenga, ha manifestato orgoglio per aver l’associazione patrocinato e incoraggiato il progetto.

La parola è poi passata all’autore, che ha ripercorso il lungo lavoro di ricerca e verifica che ha portato alla pubblicazione del volume: un percorso durato decenni, tra appunti, testimonianze e confronti sul campo.

«Non è soltanto un vocabolario – ha spiegato Bolia – ma un atto d’amore verso la mia città e lasua parlata. Con questo lavoro abbiamo voluto fissare su carta ciò che resta della voce dei nostri antenati, perché non vada perduta nel tempo.
Se il dialetto resta chiuso nei libri, e i libri restano in bella mostra in una vetrina o dimenticati in un cassetto di casa, quella lingua è destinata a scomparire. Il dialetto deve essere parlato, e i libri devono essere sfogliati, consultati, vissuti, persino consumati.
Questo vocabolario nasce per chi conosce bene il dialetto albenganese ma talvolta ha qualche incertezza nel modo di scriverlo, e anche per chi non lo parla ma desidera cimentarsi nel tradurre brevi frasi, poesie o testi. La grammatica essenziale, inserita a completamento del volume, serve proprio a questo: orientarsi tra le particolarità della parlata e ritrovare il modo più naturale e corretto di scriverla».

Il volume raccoglie oltre diciottomila vocaboli, articolati in due sezioni – albenganese–italiano e italiano–albenganese – ed è la prima opera in cui compaiono insieme una grammatica essenziale e una sezione dialetto–italiano mai pubblicate prima, a testimonianza di un lavoro di sintesi e sistemazione senza precedenti.

Come ha spiegato Bolia, il dialetto non è soltanto voce ma anche regola, struttura e armonia. La grammatica, pensata come strumento pratico di consultazione, illustra in modo chiaro l’alfabeto e i suoni tipici della parlata, la fonetica e la fonologia che ne definiscono la pronuncia, e la morfologia con le variazioni di nomi, aggettivi e verbi, sia regolari sia irregolari.
Ampio spazio è dedicato alla sintassi, che raccoglie le costruzioni più caratteristiche del discorso, e alle cosiddette parole di collegamento – avverbi, preposizioni e congiunzioni – indispensabili per legare frasi e pensieri in modo coerente.
Completano il quadro i due verbi fondamentali, esse (essere) e avé (avere), presentati con particolare attenzione per il loro ruolo centrale nella lingua parlata.
Questa sezione fornisce criteri sicuri per leggere, scrivere e tramandare l’arbenganéṡe, contribuendo a trasformare una parlata viva in una lingua consapevole e condivisa.

«Si tratta – ha concluso l’autore – di una parte innovativa del volume, nata dal desiderio di dare alla nostra parlata una forma riconoscibile e duratura, perché continui a vivere anche sulle pagine, non solo nelle voci.
E se questo libro è stato scritto, il merito va soprattutto a due persone care: la maestra Angioletta Romagnoli e l’amico Angelo Gastaldi, che mi hanno spronato a intraprendere la strada della scrittura in dialetto. Un sentimento di profonda riconoscenza va anche al professor Fiorenzo Toso, che con i suoi preziosi suggerimenti e consigli mi ha aiutato a portare avanti questo progetto.
Ho voluto dedicare il vocabolario a tutti gli albenganesi di ogni tempo, e in modo speciale a venti persone che ho conosciuto personalmente, custodi fedeli della nostra parlata: non solo nomi, ma voci e storie che l’hanno mantenuta viva.
Sono: Luigi Anfossi, Cosimo Costa, Vincenzo Dagnino, Giacomo Gandolfo (Giacumin), Angelo Gastaldi, Angelo Geddo, Francesco Isoleri (Ciuffettu), Francesco Maglione, Egidio Marcelli, Renzo Moisello, Luigi Piantelli, Eligio Pizzorno, Giuseppe Rapa (Gèra), Andrea Repetto, Luciano Riolfo, Angioletta Romagnoli, Giulia Ronco, Danilo Sandigliano, Luciano Testa e Angelo Viveri».

Nel suo intervento, Franco Bampi ha ricordato il valore universale della tutela linguistica: «Perdere queste parlate significa perdere un patrimonio immateriale che ha impiegato secoli per formarsi. L’opera di Bolia restituisce dignità e forma corretta alla parlata di Albenga, offrendo una base scientifica per chi vorrà studiarla e insegnarla».

A chiudere gli interventi è stato Giorgio Oddone che ha evidenziato la portata scientifica e istituzionale del progetto: «Il lavoro di Bolia rappresenta una base solida per la grafia e la trascrizione, indispensabile per una rappresentazione corretta della parlata albenganese. È un contributo importante alla salvaguardia della lingua ligure, oggi riconosciuta come una delle espressioni più vive del nostro patrimonio culturale».

«Ringrazio tutti voi presenti, il professor Franco Bampi e il dottor Giorgio Oddone, che con le rispettive associazioni – A Compagna di Genova e la Consulta Ligure, che riunisce 64 realtà impegnate nella difesa del dialetto, delle tradizioni e del territorio – onorano questa presentazione e confermano il valore di un lavoro che appartiene a tutta la comunità».

La presentazione si è conclusa tra lunghi applausi e numerosi interventi del pubblico, che ha riconosciuto nel Vocabolario del dialetto di Albenga un punto di riferimento per studiosi e cittadini. Con questo volume, Albenga riafferma il proprio ruolo di centro propulsore nella difesa e valorizzazione delle parlate liguri, mantenendo viva la voce di un territorio che continua a raccontarsi attraverso le sue parole.

Dall’incontro è emersa una riflessione condivisa: il dialetto non è solo ricordo, ma patrimonio, identità, radice e forza. Difendere il dialetto significa difendere secoli di vita. Questo libro contribuisce a mantenerne dignità e voce.